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La passione di Paola
La passione di Paola
KINO

56 min

Lingua: Italiano

Regia: Elisa Satta

Quando era bambina Paola Pallottino lasciò sul pianerottolo di Aldo Palazzeschi, vicino di casa a Roma, le sue poesie, scritte sulla carta che si usava per incartare il pane. Lui le rispose con una lettera in cui le diceva che era una vera poetessa e che qualunque cosa avesse fatto avrebbe avuto un futuro luminoso. Di quel futuro luminoso, molti anni dopo, racconta “La Passione di Paola”, il film che il figlio, il giornalista Michele Pompei, insieme a Elisa Satta, le ha dedicato.
La storia ripercorre i mille talenti di una donna speciale, classe 1939, prima celebre paroliera per Lucio Dalla, autrice di testi come Un uomo come me e 4 marzo 1943, poi elegante illustratrice, fino a trovare la sua vera passione, quella di studiosa, votata a restituire all’immagine grafica la dignità che merita. In una lunga intervista e con immagini di repertorio il film ne ripercorre l’esistenza: dall’infanzia nella buona borghesia romana (il padre è il celebre etruscologo Massimo Pallottino) all’età adulta nella Bologna anni Settanta, passando per la giovinezza, con l’incontro fondamentale col marito, l’urbanista Stefano Pompei, scomparso nel 2005. «Arrivati a Bologna ricorda , bussai alla porta di Lucio Dalla coi miei testi. Gli piacquero». Ma è l’archivio del suocero, Mario Pompei, illustratore, scenografo, cartellonista geniale, nato nel 1903 e morto a 55 anni, la vera folgorazione. Con lui coglie il valore dell’illustrazione italiana, le sue matite raffinate, artisti sconosciuti come Tofano, Della Valle, Rubino. E la sua missione diventa farli conoscere: ne nascono libri, mostre e un museo che nel 1992 apre a Ferrara ma, dopo 14 anni di onorata attività, chiude i battenti per mancanza di fondi. «Mi chiamarono una mattina, poco dopo la scomparsa di mio marito, per dirmi che dovevo uscire subito». Da allora quel patrimonio, 179 “scatoline”, giacciono nella sua cantina. «Al momento della mia simpatica dipartita minaccia lei lascerò indicazioni affinché sia fatto un bel falò». Finge di esser rassegnata, è in realtà il grande cruccio di una donna che si dichiara «fortunatissima». «Sono passati gli assessori, i politici, le fondazioni: da Cofferati a Guglielmi, l’ultimo è Ronchi, Albertino, che a Ferrara si diede gran da fare per il museo. Ora sono mesi che attendo una sua chiamata. Lasciare quel patrimonio in cantina mi pare follia, cretina Bologna se non lo capisce».

56 min

Lingua: Italiano

Regia: Elisa Satta

Quando era bambina Paola Pallottino lasciò sul pianerottolo di Aldo Palazzeschi, vicino di casa a Roma, le sue poesie, scritte sulla carta che si usava per incartare il pane. Lui le rispose con una lettera in cui le diceva che era una vera poetessa e che qualunque cosa avesse fatto avrebbe avuto un futuro luminoso. Di quel futuro luminoso, molti anni dopo, racconta “La Passione di Paola”, il film che il figlio, il giornalista Michele Pompei, insieme a Elisa Satta, le ha dedicato.
La storia ripercorre i mille talenti di una donna speciale, classe 1939, prima celebre paroliera per Lucio Dalla, autrice di testi come Un uomo come me e 4 marzo 1943, poi elegante illustratrice, fino a trovare la sua vera passione, quella di studiosa, votata a restituire all’immagine grafica la dignità che merita. In una lunga intervista e con immagini di repertorio il film ne ripercorre l’esistenza: dall’infanzia nella buona borghesia romana (il padre è il celebre etruscologo Massimo Pallottino) all’età adulta nella Bologna anni Settanta, passando per la giovinezza, con l’incontro fondamentale col marito, l’urbanista Stefano Pompei, scomparso nel 2005. «Arrivati a Bologna ricorda , bussai alla porta di Lucio Dalla coi miei testi. Gli piacquero». Ma è l’archivio del suocero, Mario Pompei, illustratore, scenografo, cartellonista geniale, nato nel 1903 e morto a 55 anni, la vera folgorazione. Con lui coglie il valore dell’illustrazione italiana, le sue matite raffinate, artisti sconosciuti come Tofano, Della Valle, Rubino. E la sua missione diventa farli conoscere: ne nascono libri, mostre e un museo che nel 1992 apre a Ferrara ma, dopo 14 anni di onorata attività, chiude i battenti per mancanza di fondi. «Mi chiamarono una mattina, poco dopo la scomparsa di mio marito, per dirmi che dovevo uscire subito». Da allora quel patrimonio, 179 “scatoline”, giacciono nella sua cantina. «Al momento della mia simpatica dipartita minaccia lei lascerò indicazioni affinché sia fatto un bel falò». Finge di esser rassegnata, è in realtà il grande cruccio di una donna che si dichiara «fortunatissima». «Sono passati gli assessori, i politici, le fondazioni: da Cofferati a Guglielmi, l’ultimo è Ronchi, Albertino, che a Ferrara si diede gran da fare per il museo. Ora sono mesi che attendo una sua chiamata. Lasciare quel patrimonio in cantina mi pare follia, cretina Bologna se non lo capisce».
KINODROMO@EUROPA CINEMA
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